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MAZZART
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IL GRAFFITISMO DELLA MAZZ ART
di Francesco Poli

Il graffitismo murale nell'ambito degli spazi urbani non è una novità. Sui muri di Pompei, per esempio, non è difficile rintracciare scritte, scarabocchi, espressioni segniche dirette e spontanee i cui autori, anche duemila anni fa, venivano considerati senz'altro "inurbani". Ma chi per provocazione, noia, sberleffo, maleducazione – o per inderogabile incontinenza espressiva – incide o imbratta i muri della città non rappresenta soltanto se stesso. Chi traccia segni sulle superfici che separano gli spazi pubblici da quelli privati, e cioè i muri di pietra, cemento o intonaco che segnano la divisione tra interno ed esterno (fra strade, portici, marciapiedi, piazze e androni, scale, alloggi, uffici ecc.) rappresenta la punta emergente, esplicita, di un'esigenza di massa: quella di trasformare un anonimo contenitore di individui umani – freddo, razionale, alienante come è spesso una struttura urbana – in uno spazio di vita recuperato alla dimensione soggettiva dell’esistenza. È un modo simbolico di riappropriarsi, di rivitalizzare, con connotazioni individuali, la durezza oggettiva di ostacoli che sembrano insormontabili e che sono l'espressione fisica, tangibile, di un’organizzazione sociale gerarchica, che definisce ruoli precisi, difende specifici privilegi e chiude le porte, inesorabilmente, ai più emarginati, ridotti al rango di visitatori, semplici turisti della città vera, del suo centro, di cui, nominalmente, sono cittadini a pieno diritto.
Chi ha qualcosa da perdere, chi ha da preservare un sia pur minimo decoro per ragioni di lavoro, rimuove ogni pulsione di questo genere (per poi sfogarsi, magari, in luoghi particolarmente chiusi), ma chi non ha nulla da perdere – o ha coscienza che comunque segnali esterni, anche se "barbari", possono dire qualcosa – è un potenziale graffitista.
Ma solo le giovani generazioni – che la loro emarginazione la loro vivono con notevole vitalità ottimistica – riescono a trovare e a dare un senso, non solo di protesta ma anche effettivamente estetico, a operazione attive che, alla lettera, «lascino il segno». I muri, allora, possono diventare grandi lavagne per scritte e disegni che trasformano l'espressività soggettiva, il desiderio individuale di emergere e farsi notare, in veri e propri teatri collettivi del segno, dove quello che conta davvero è l'essenza pubblica di queste testimonianze, anonime non perché firmate con uno pseudonimo, ma perché il loro valore è – e non potrebbe essere altrimenti – collettivo.
L'operazione di valorizzazione artistica di queste manifestazioni non poteva che avvenire in primo luogo a New York, la città delle città, il centro cosmopolita rappresentativo, per eccellenza, del mondo occidentale. Qui, il graffitismo sviluppato già negli anni Sessanta-Settanta, dilagando dai quartieri più poveri in tutta la città – e in particolare nelle stazioni e sui treni della metropolitana – ha creato una straordinaria, affascinante e inquietante esplosione di segni e colori effimeri per successive, continue stratificazioni.
Gli autori di queste performances grafiche erano, e sono, gruppi di giovani contraddistinti da sigle e pseudonimi, tra i più vari e fantasiosi. Una concorrenza sgradita, e molto, all'ideologia della pubblicità ufficiale, una concorrenza che poteva essere neutralizzata – almeno per quello che riguardava il contenuto eversivo – attraverso un'operazione di omologazione ufficiale nell'ambito del mercato artistico. E così, da anonimi, i migliori artisti di strada in poco tempo sono diventati delle firme bene identificate e identificabili: A-one e il suo gruppo, Rammellzee, Michel Basquiat, James Brown, Kenny Sharf, Ronnie Cutrone, Justen Ladda, John Ahearn e Keith Haring. Quest'ultimo, arrivato di recente a Milano, ha lavorato tra l'altro – con grande soddisfazione – per il creatore di moda Fiorucci.
Quanto hanno fatto a Torino, a partire dal 1980, gli esponenti del gruppo MAZZ ART si lega senza dubbio a questo fenomeno newyorkese, ma ha le sue radici anche in una tradizione europea autonoma che si può far risalire almeno ai movimenti giovanili del '68 e, ancor di più, alle esperienze più esplicitamente indirizzate verso una spettacolarità urbana, quella degli "indiani metropolitani" del '77.
Va considerata, poi, anche una specificità torinese originale, quantomeno nel caso degli interventi all'interno del colorificio abbandonato sul lungodora: risulta qui, con tutta evidenza, l'intelligenza di un'operazione che da un lato si basa su una particolare interpretazione dell'estetica delle rovine (non le rovine antiche, bensì quelle dell'archeologia industriale) e dall'altro su una logica "autoreferenziale" dell'arte (la fabbrica era di colori), in grado di coinvolgere allo stesso tempo l'ambiente esterno con elementi intrinseci alla pittura. Un'esperienza che probabilmente non avrà una valorizzazione nell'ambito del mercato dell'arte (questo potrà succedere individualmente a qualche esponente del gruppo), ma che forse proprio per questo, e anche per la sua freschezza estetica e incisività di senso, manterrà con chiarezza un suo valore nel tempo.

dal catalogo della mostra

"Arti Visive Proposte, Quindici Giovani Artisti"
Unione Culturale Franco Antonicelli - Torino
Curata da Francesco Poli, Coord. Carla Barbero

allestita presso la Galleria Franz Paludetto - Torino


Immagini libere - Copyright: Dominio Pubblico / Free Copyright.

ATTIVITÀ
MOSTRE E PERFORMANCES

1980/81
Primi murales e graffiti.
1981
Spedizione buste Mazz a critici, galleristi e giornali.
1981 settembre
Installazione tra due colonne.
Via Roma - Torino.
1981/82
Interventi alla ex fabbrica di colori.
Lungo Dora Savona - Torino.
1982
Interventi alla ex stazione di partenza della funicolare per Cavoretto. Torino.
1983
Performance con realizzazione di striscione Mazz.
Parco del Valentino - Torino.
1983 novenbre
Intervento nel locale Dottor Sax. Torino.
1984 gennaio
1ª mostra nel locale Metro. Torino.
1984
Presentazione foto-biografica alla mostra "Chi cambia Torino". Organizzata da Assemblea Teatro.
Mulino Feyles - Torino.
1985 febbraio
2ª mostra nel locale Metro. Torino.
1985 marzo
Mostra all'Unione Culturale F. Antonicelli. Curata da Francesco Poli. Torino.
1985 17/21 aprile
Mostra fotografica per la rassegna "Emersione Eversione", sulle nuove forme di espressione. Oganizzata da Piero Gilardi. Torino.
1985 20/21 aprile
Installazioni ed esecuzione fondali di scena per lo spettacolo di Pino Masi "Soft and deep eros (Plato's Symposium)". Teatro Verdi - Pisa.
1985 giugno
Mostra al Centro Culturale L'Accordo. Orbassano - Torino.
1985 21/23 giugno
Esposizione colonne Mazz al meeting spazi giovanili Pendencias
Abbazia S. Zeno - Pisa.
1985 30 Giugno
Realizzazione di una tela scenografica per il locale Centralino e interventi alla fabbrica abbandonata
Via Venaria - Torino.
1985 27 luglio
Partecipazione pittorica allo spettacolo di Magister Ludi "Il Bardo: l'infinitamente lontano è il ritorno" regia Giordano Amato. Nichelino - Torino.
1985 settembre
Intervento alla Festa dell'Unità,
Padiglione FGCI. Torino.
1985 1/12 ottobre
Mostra collettiva organizzata dall'Unione Culturale. Galleria Franz Paludetto – Torino.
1985
Installazione per la Vetrina della Biennale Tendencias. Piazza Carlo Alberto - Torino.
1985 1/12 ottobre
Installazione per la Vetrina della Biennale Tendencias, Galleria Gianni Caruso - Torino.
1985 novembre
Partecipazione a "La Biennal produccions juvenils de l'Europa mediterrània". A cura di Alessandro Stillo (ARCI). Barcellona - Spagna.
1986 30 giugno
Mostra collettiva allo Studio Key Pubblicità. Torino
1986 29 novembre
Allestimento scenografico per il convegno "Bisogni differenziati: complessità della condizione giovanile". Torino.
1988 17 giugno
Mostra collettiva e realizzazione murales nel locale Postino Cheval.
Via Palazzo di Città - Torino.
1992 24 ottobre/22 novembre
Partecipazione alla mostra Swatch Emotion. Lingotto – Torino.
1994 settembre
Mostra collettiva allo spazio estivo Controcaldo Organizzata da Gruppo Ricerca Europa Arte e Alessandro Pron. Grugliasco - Torino
1994 26-30 ottobre
Allestimento stand Interdata
(Supermercato del Computer) al Salone Internazionale delle Nuove Tecnologie. Torino.
1994
Pubblicazione del libro autobiografico "Mazz Art" per la casa editrice l’Ogioloro. Torino.
Novembre 1994/febbraio 1995
Esposizione al Palaghiaccio. Torino.
1995
Intervento pittorico nella palestra Body Dream. Grugliasco - Torino.
1999 dicembre
Edizione del CD musicale "La stanza degli specchi" Torino.
1999 dicembre
Realizzazione calendario "Mazz Art 2000". Torino.


happening mazz in via roma, torino

Happening Mazz in via Roma, Torino
Photo: Giovanni Casetta - 1981
Immagine libera - Copyright: Dominio Pubblico / Free Copyright. Concessa in licenza Creative Commons tramite Pierangelo Cardia.
Torino Arte anni 80, Torino anni '80.
O
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